Ambiente

Contenitori commestibile per alimenti? Plastica addio

Plastica addio: le confezioni del futuro saranno commestibili e derivate dal latte.

Se pensiamo allo spreco di contenitori, posate e accessori in plastica che usiamo normalmente per avvolgere i nostri alimenti, sappiamo bene che il problema dei rifiuti di involucri in questo campo è importante, soprattutto in quei paesi in cui il consumo di cibi pronti e take away è elevato ed è diventato, già da qualche anno, uno spunto che stuzzica designer, ingegneri, biologi, studenti ed esperti dei più diversi settori che ruotano intorno al mondo alimentare di tutto il pianeta.

La creatività non ha fine ed ecco creazioni quasi incredibili dalla membrana di pomodoro ripiena di gazpacho, quella di arancia riempita di succo da bere con una cannuccia, una membrana d’uva contenente vino ed una di cioccolato ripiena di cioccolata calda, anche le verrine in fecola di patate e i cucchiai di mais.

Sempre sullo stesso filone si muove Ooho l’acqua senza la bottiglia presentata nel 2014 al Salone del mobile di Milano e ideata da tre studenti di base a Londra: Rodrigo Garcìa Gonzàles, Pierre Paslier e Guillaume Couche. Si tratta di una eco-membrana commestibile fatta di gelatina di alghe marine brune e cloruro di calcio, vincitrice del Lexus Design Award 2014, da inghiottire in un sol boccone per dissetarsi del contenuto oppure da forare con i denti, succhiando parte del liquido all’interno, e sigillare con le labbra.

Sempre di alghe sono fatti i Jelloware, i bicchieri che si mangiano saltati fuori dalle menti dello studio americano The way we see the world. Il contenitore, anche in questo caso disponibile in vari gusti, è fatto in agar-agar: dopo aver consumato il cocktail, versato non prima di aver estratto i bicchieri dal freezer e averli riscaldati, non rimane che addentarlo va benissimo anche per vegetariani e vegani visto che già di per sé l’alga in questione, superstar del settore, è utilizzata in quel genere di diete o scelto come sostituto della colla di pesce nella preparazione dei dolci o della pasta di zucchero.

Anche il marketing di alcuni grandi gruppi ha più volte strizzato l’occhio all’accessorio commestibile. Basti pensare ai cucchiaini per il caffè di una nota marca, ovviamente al cioccolato fondente, le tazzine biscottate Cookie Cup lanciate un paio d’anni fa da una famosa marca di caffè o l’ormai mitico Finger biscuit di Paolo Ulian per l’arcinota crema di cioccolata spalmabile, o gli hamburger avvolti da una pellicola di carta di riso serviti dalla catena brasiliana di fast food.

I vantaggi dei contenitori commestibili

Confezioni e imballaggi per alimenti perfettamente sicuri, non inquinanti, biodegradabili, e commestibili, nel giro di tre anni, potrebbero già trovarli nei negozi e nei supermercati di tutto il pianeta. Merito di un nuovissimo biomateriale ideato dai ricercatori del Department of Agriculture americano: una pellicola ottenuta dalla lavorazione delle proteine del latte, con proprietà in tutto e per tutto uguali, se non superiori, a quelle della plastica tradizionale è realizzata a partire dalla caseina, una delle proteine presenti nel latte, a cui viene aggiunta la pectina, estratta dai limoni, per garantire una maggiore resistenza all’umidità e alle alte temperature. Il risultato è un materiale naturale simile alla plastica, ma più elastico e con una capacità ancor più elevata di bloccare il passaggio dell’ossigeno.

Proprio per la sua elevatissima capacità isolante, superiore di ben 500 volte a quella della plastica, il nuovo materiale non rimpiazzerebbe semplicemente gli imballaggi attuali, ma permetterebbe di posticipare sensibilmente la scadenza dei cibi. Essendo composto quasi completamente da proteine è inoltre commestibile, e con l’aggiunta di aromi, vitamine e sostanze nutrienti, assicurano i suoi inventori, potrebbe rivelarsi anche appetitoso e salutare. Utilizzato come spray potrebbe inoltre trasformarsi una soluzione ottimale per mantenere la croccantezza di alimenti come cereali per la prima colazione o barrette snack, e potrebbe essere impiegato anche per proteggere dall’unto il packaging di cibi come pizza e pietanze fritte.

Le stime sugli imballaggi alimentari, che rappresenterebbero circa il 50% in volume e il 30% in peso del prodotto alimentare acquistato e le cifre che segnalano come in Italia si produrrebbero 34 chilogrammi di rifiuti da imballaggio a testa ogni anno, sono importanti.

Ecco perché le idee brillanti per produrre, consumare e smaltire meno imballaggio dovrebbero ormai rappresentare un punto di svolta nella lotta all’inquinamento dei rifiuti nel mondo.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *