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Respira e lascia andare: Mindfulness l’esercizio del non attaccamento

Mindfulness: l’arte di accettare e lasciar andare. L’esercizio del non-attaccamento non equivale a un atto di rinuncia, ma a una ripresa di potere.

E’ una parola inglese che vuol dire consapevolezza ma in un senso particolare. Non è facile descriverlo a parole perché si riferisce prima di tutto a un’esperienza diretta. Tra le possibili descrizioni è diventata “classica” quella di Jon Kabat-Zinn, uno dei pionieri di questo approccio. “Mindfulness significa prestare attenzione, ma in un modo particolare:

a) con intenzione, b) al momento presente, c) in modo non giudicante”

Il metodo vale per i progetti così come per gli obiettivi materiali o sentimentali: se vuoi realizzarli, non forzare e non legarti agli esiti che ti aspetti.

Nella pratica di Mindfulness mettiamo volontariamente da parte la tendenza della mente ad attaccarsi ad alcuni oggetti (emozioni, speranze, paure etc) e rifiutarne altri. Osserviamo quello che c’è – desiderio o avversione che sia – lo affermiamo dandogli un nome e poi, gentilmente, lo lasciamo andare.

Fallo dolcemente, senza forzare. Perché non c’è bisogno di spingere, ma di accogliere: solo chi sa accogliere sa anche lasciar andare. Solo chi sa lasciar andare può ricevere tutto il ricevibile, senza perdersi alcuna possibilità.

Che relazione ha la Mindfulness  con la meditazione? In effetti l’approccio deriva ed è basato sulla meditazione di consapevolezza  – una delle principali tradizione meditative del buddhismo classico – e consiste proprio nel proporre un livello introduttivo, iniziale di pratica di meditazione che sia adeguato e adatto a contesti quotidiani,  all’esperienza di vita normale che sperimentiamo tutti i giorni.

In sintesi un approccio che possa aiutarci a metterci in una diversa relazione col disagio, che prima o dopo, in un modo o nell’altro, tutti sperimentiamo.

La Mindfulness si può imparare. Non si tratta né di svuotare la mente né di raggiungere chissà quale alterazione di coscienza o di raggiungere il vuoto mentale o di eliminare pensieri ed emozioni. Non sono necessari anni di lunghe meditazioni per imparare. Per praticarla occorre fermarsi, restare in silenzio a osservare noi stessi con la mente vigile al presente, accogliendolo per quello che è.

Mindfulness significa consapevolezza. È una pratica che può essere coltivata esercitando l’attenzione, fermandosi e concentrandosi a sentire ciò che ci succede nel corpo e nella mente nel presente, nel momento in cui si fa l’esperienza e senza esercitare l’attitudine che ci caratterizza nel giudicare l’esperienza.

Non esistono condizioni ideali per imparare gli esercizi. Piuttosto è il contrario, è applicandosi nel disagio e fronteggiando l’irritazione che abbiamo l’opportunità di diventare più consapevoli di quello che ci succede, dei nostri pensieri e delle nostre reazioni negative.

La pratica di mindfulness incoraggia a fare l’opposto: a fare in modo che non sorgano condizioni negative e a lasciarle andare con semplicità quando sorgono; a sostenere e promuovere la possibilità che emergano stati mentali positivi. Tutto espresso con semplicità nella frase di Thich Nath Hahn (monaco buddista del Buddhismo Thien)  “E’ a causa della natura impermanente del dolore che possiamo trasformarlo. E’ a causa della natura impermanente della felicità che possiamo nutrirla”.

Lasciar andare e non rimuginare.

Ovviamente non è un invito a non possedere nulla, ma a non attaccarsi ai propri pensieri, desideri, timori. Anche quelli con cui usualmente rivestiamo i nostri progetti per il futuro. Illumina i tuoi veri obiettivi con la consapevolezza che tutto ciò che appare desiderabile non per questo è indispensabile e la felicità sta proprio nell’affrancarsi da molte di queste equazioni illusorie.

Paradossalmente, facendo questo ci mettiamo nelle migliori condizioni possibili per trovare, quando ci sono, le vie e i modi più efficaci per gestire o risolvere le cause di sofferenza. A volte anche attingendo a intuizione creative.

 

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