…una strada nuova a partire da un’idea antica: ciascuna persona viene al mondo perché chiamata. L’idea viene da Platone, dal mito di Er che egli pone alla fine della sua opera più nota: La Repubblica.
In breve l’idea è la seguente: prima della nascita l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o un disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù un daimon, che è unico, è tipico nostro.
Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti.
Secondo Plotino, il maggiore dei filosofi neoplatonici(205-270 d.C.), noi ci siamo scelti il corpo, i genitori e la situazione di vita adatti all’anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità.
Ovvero, nel linguaggio di Platone e di Plotino, ciascuno di noi incarna l’idea di sé stesso. E questa forma, questa idea, questa immagine non tollerano eccessive divagazioni.
L’individualità risiede in una causa formale, per usare il vecchio linguaggio filosofico risalente ad Aristotele.
Come dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori…è stata scelta direttamente dalla mia anima, e se ora la scelta mi sembra incomprensibile è perché ora ho dimenticato…
È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque portatore del nostro destino.
Si è cercato per secoli il termine più appropriato per indicare questo tipo di “vocazione”, o chiamata.
I latini parlavano del nostro genius, i greci del nostro daimon e i cristiani dell’angelo custode.
I romantici, Keats per esempio, dicevano che la chiamata veniva dal cuore, mentre l’occhio intuitivo di Michelangelo vedeva un’immagine nel cuore della persona che stava scolpendo..c’è chi fa riferimento alla Dea Fortuna, chi a un genietto…
Presso gli Eschimesi e altri popoli dove è praticato lo sciamanesimo, è il nostro spirito, la nostra anima libera, la nostra anima animale, il nostro spirito libero.
Le molte parole e i molti nomi non ci dicono che cosa sia questo “qualcosa”; però ci confermano che esiste. E alludono alla sua qualità arcana.
Non possiamo sapere esattamente a che cosa ci riferiamo, perché la sua natura rimane nebulosa e si rivela più che altro per allusioni, per sprazzi di intuizione, in sussurri e nelle improvvise passioni…
…La teoria della ghianda dice che io e voi e chiunque altro siamo venuti al mondo con un’immagine che ci definisce.
La teoria, inoltre, attribuisce all ’immagine innata un’intenzionalità angelica, o daimonica, come se fosse una scintilla di coscienza; non solo, afferma che l’immagine ha a cuore il nostro interesse perché ci ha scelti per il proprio.
…Mi riferisco piuttosto al banalissimo miracolo in cui si rivela il marchio del carattere: tutto a un tratto, come dal nulla, il bambino o la bambina mostrano chi sono, la cosa che devono fare.
…una vocazione può essere rimandata, elusa, a tratti perduta di vista. Oppure può possederci totalmente. Non importa: alla fine verrà fuori.
Il daimon non ci abbandona.
L’idea che il daimon abbia a cuore il nostro interesse è probabilmente l’aspetto della teoria più difficile da accettare.
Tratto da “Il codice dell’anima” James Hillman