Psicologia spirituale

Alchimia ovvero la ricerca dell’oro spirituale

Introduzione

Nata in Egitto, probabilmente durante il I secolo d.C., l’alchimia venne praticata da cinesi, indiani, arabi e greci.

Lodata da alcuni, che la considerano un nobile obiettivo, e derisa da altri, per i quali è una falsa scienza, l’antica arte dell’alchimia che tenta di mutare in oro i metalli vili, ha allettato per lungo tempo l’immaginazione umana.

Poco si sa dei metodi alchemici antichi, ma si sono conservati molti testi medioevali. Da queste enigmatiche pagine si è capito che la ricerca di ricchezze condotta dai veri alchimisti riguardava il mondo spirituale quanto quello materiale.

Scopo della ricerca alchemica sul piano materiale era quello di trovare la pietra filosofale, l’inafferrabile sostanza che si diceva agisse da catalizzatore nel processo alchemico teso a trasformare in oro puro i metalli vili.

In termini molto semplificati, questo processo mistico, definito la “Grande Opera“, si articolava in fasi, ciascuna contraddistinta da un colore particolare.

Le fasi del processo alchemico sono diverse a seconda degli autori, anche se i significati restano gli stessi sotto l’infinita varietà dei nomi.

Il numero di queste fasi è legato ai significati magici dei numeri stessi; sono, a seconda degli autori, 4, 3, 7 o 12 (secondo Basilio Valentino, Steffan Michelspacher, George Ripley), fino a 14 (Samuel Norton).

Si può tuttavia dire che inizialmente le tappe del processo, a partire da Zosimo di Panopoli, fossero quattro.

Quattro fasi che devono la loro origine all’importanza della tetrade in tutto il pensiero sapienziale greco — e antico in generale — e presero il nome dai colori fondamentali della pittura greca (nero, bianco, giallo, rosso). Fu tracciato un parallelo tra esse e i quattro elementi, le quattro ore del giorno e le stagioni.

Melanosi, nigredo, “Opera al nero”: elemento terra, notte, inverno

Leucosi, albedo, “Opera al bianco”: elemento acqua, alba, primavera

Xantosi, citrinitas, “Opera al giallo”: elemento aria, giorno pieno, estate

Iosi, rubedo, “Opera al rosso”: elemento fuoco, tramonto, autunno.

Alle fasi chimiche della Grande Opera si supponeva corrispondessero parallele modificazioni spirituali nell’alchimista. Per citare il leggendario medico del XVI secolo Paracelso, l’alchimista “maturava” con la sua arte, come i metalli meno nobili maturavano in oro.

L’atto di scomporre la materia prima corrispondeva al momento in cui l’alchimista scrutava senza pietà nell’intimo della sua anima fino a farla a pezzi e ucciderla.

Si pensava che lo spirito risorgesse da tale sfacelo e l’alchimista lavorava duramente per creare l’equivalente spirituale della pietra filosofale, un’anima pura e immortale.

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