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 Individuati neuroni in grado di regolare la relazione tra respirazione e stress. (basta respirare, come nello yoga)

Pranayama. Ovvero, fai un bel respiro. Con questo termine si identifica, nella pratica yoga, l’insieme di esercizi che aiutano a raggiungere una buona respirazione, quella che mette in sintonia con il mondo, consente di raggiungere uno stato meditativo perfetto, associato a relax, allontanamento di tutti i fattori di stress, con riduzione dello stato perenne di allerta. Una situazione idilliaca, insomma. Oggi però il pranayama va oltre, perché si riferirebbe pure a dei neuroni cerebrali, capaci di indurre uno stato di assoluta calma, con effetti benefici anche sulla respirazione. Il che, in buona sostanza, significa mettere un freno alla corsa della vita e affrontare tutte le cose facendo prima un bel respiro. Lo dimostrerebbe un esperimento sui topi effettuato da un gruppo di ricercatori dell’University of California a San Francisco, negli Stati Uniti, pubblicato sulla rivista Science

 

I neuroni pranayama. Non ci sono dubbi sull’enorme potere della respirazione: contribuisce ad esempio al buon funzionamento di diversi apparati, tra cui quello digerente o cardiocircolatorio, favorendo anche alcune funzioni cerebrali superiori, come la memoria, il linguaggio e il ragionamento, con vantaggi anche sulla salute generale. La respirazione sarebbe anche in grado di regolare stati di ansia e agitazione o – all’opposto – di calma. Per merito, o dipendenza, di ordini provenienti dal nostro cervello, e più precisamente da neuroni specifici. Di questi, però, solo pochissimi, all’incirca 175 sui circa 100 miliardi di cellule nervose di cui disponiamo, localizzati nel tronco encefalico, a livello della nuca, sarebbero in grado di regolare la relazione tra respirazione e stress. Ovvero di rendere il respiro affannoso se si corre o si è sotto pressione e tranquillo quando si dorme. Per questa particolare capacità (anti)stress, scoperta di recente da ricercatori americani, questi neuroni sono stati chiamati pranayama, in funzione degli effetti che potrebbero svolgere sull’organismo, simili a quelli che induce la pratica yoga. Di rilassamento e meditazione.

Il punto blu. Il punto blu, o locus caesurelus, secondo il nome scientifico, è la chiave di tutto. Infatti non solo riceve i segnali trasmessi dai neuroni pranayama, ma è anche il centro di rilascio della noradrenalina, l’ormone che in situazioni di stress accelera il battito cardiaco, aumenta la sudorazione e la frequenza respiratoria. Il punto blu consente di restare all’erta in situazioni di pericolo o di stress, rendendoci pronti alla fuga e capaci di mantenere alti i livelli di attenzione.

L’esperimento di laboratorio. A queste conclusioni si è arrivati grazie a degli esperimenti sui topi, studiando l’attività dei 350 neuroni circa che possiedono in condizioni stressogene. In alcune delle cavie sono stati spenti i neuroni pranayama e da lì la sorpresa: a differenza degli altri compagni, i topolini, anche in allerta, non mostravano alterazioni respiratorie o reazioni imputabili a condizioni di stress. Insomma restavano tranquilli, o comunque lo erano a un livello sensibilmente superiore rispetto agli altri. Il messaggio di laboratorio sembrerebbe, dunque, fare ipotizzare che il ruolo normale di questi neuroni potrebbe essere quello di indurre gli animali a respirare più rapidamente aumentando così l’allerta quando sono impegnati nell’esplorazione dell’ambiente. Perciò, modulando la produzione di noradrenalina, e quindi regolando anche il respiro a favore di uno stato di calma, si otterrebbe un effetto di maggior controllo della situazione e dello stato di allerta, affrontando gli eventi con maggiore rilassatezza.

Le prospettive. È ancora presto per trarre conclusioni definitive, ma se ulteriori studi dimostrassero che questo meccanismo è vero, il passo successivo della ricerca potrebbe essere la creazione di farmaci mirati all’azione dei neuroni pranayama, al fine di combattere stress, ansia e panico e situazioni cui risponde il locus caeruleus. Ovvero farmaci capaci di regolare il flusso di noradrenalina e con essa ridurre la pressione e tranquillizzare la respirazione.

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